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Chris Chibnall incarna forse lo spirito più classico tra i vari showrunner che si sono avvicendati dal 2005 a oggi. Tanti sono i vezzi riproposti che rimandano agli episodi andati in onda dal 1963 al 1989 (in questo stesso episodio è possibile assistere ad una breve sequenza in cui i Cybermen interagiscono tra i loro senza nessun altro in scena: cosa abbastanza frequente nella serie classica, meno in quella moderna).
Le divagazioni sui personaggi secondari, atmosfere certe volte “ingenuamente” fantascientifiche ed altre caratteristiche hanno riportato Doctor Who ad una dimensione di intrattenimento più innocente, meno diretto al cuore dei fan, forse, ma più indirizzato alla costruzione di una storia che possa innanzitutto essere avvincente.
Da questo punto di vista Chibnall strizza l’occhio al passato, ma non prescindendo dalle regole presenti. A ridosso degli ultimi due episodi stagionali, come a chiudere un cerchio, il team creativo si riallaccia alla (doppia) trama orizzontale stagionale, con il “modernamente classico” doppio season finale.
Proprio in questo duplice binario si può trovare il punto più debole nella scrittura di questa dodicesima stagione. L’ascesa dei Cybermen (l’ennesima) rappresenta l’avventura contingente, il classico (termine ricorrente, ormai) scontro con storici villain, destinato a concludersi con la stagione stessa, fonte primaria di azione e adrenalina. Il precedente episodio era stato elogiato proprio perché, da filler solo sulla carta, aveva preparato egregiamente il terreno a questa battaglia finale, senza contare che il tutto era stato annunciato già in precedenza. Indubbiamente il fan è attratto molto di più dall’altra storyline orizzontale riguardante The Master, Gallifrey (che appare così, de botto, senza senso) e i tanti misteri accennati qui e lì nel corso degli episodi. Ma questo solo da un punto di vista puramente mitologico. Inserire un finale come quello di questo episodio, oltre ad un efficace senso di sospensione, crea un cambio troppo repentino, dirottando così l’attenzione verso una tematica indubbiamente più succosa.
Guardando il promo del finale, poi, è facile prevedere come non solo l’attenzione dello spettatore sarà dirottata verso questa parte di storia, ma anche la trama in sé. Un po’ come accadde nel finale della nona stagione, quando il ritrovo di Gallifrey divenne solo un pretesto per dedicarsi alla salvezza di Clara. Si può solo attendere la prossima settimana per poter dare un’idea definitiva sull’armonia o la disarmonia del Master che collide con i Cybermen.
Altra caratteristica che fa storcere un po’ il naso allo spettatore è la molteplicità di parentesi narrative aperte. In questo senso appare suggestiva ma poco incisiva quella del poliziotto Brendan, con tanto di autocitazione quando questi cade da una scogliera che tanto ricordava Broadchurch (lavoro dello stesso Chibnall). Perché il padre ed il mentore non fossero invecchiati mentre friggono il cervello ad un Brendan ormai pensionato è un mistero che si spera verrà sciolto nel prossimo episodio.
Ovviamente non ci si può lamentare del livello di adrenalina regalato dall’intero episodio, amplificato dalla separazione tra i protagonisti in due situazioni differenti. La caccia da parte dei Cybermen risulta asfissiante e senza speranza, aiutando così a potenziare l’apporto di personaggi come Yaz o Graham, protagonisti effettivi della loro parte di storia, senza l’ingombrante figura del Dottore.
Le divagazioni sui personaggi secondari, atmosfere certe volte “ingenuamente” fantascientifiche ed altre caratteristiche hanno riportato Doctor Who ad una dimensione di intrattenimento più innocente, meno diretto al cuore dei fan, forse, ma più indirizzato alla costruzione di una storia che possa innanzitutto essere avvincente.
Da questo punto di vista Chibnall strizza l’occhio al passato, ma non prescindendo dalle regole presenti. A ridosso degli ultimi due episodi stagionali, come a chiudere un cerchio, il team creativo si riallaccia alla (doppia) trama orizzontale stagionale, con il “modernamente classico” doppio season finale.
Proprio in questo duplice binario si può trovare il punto più debole nella scrittura di questa dodicesima stagione. L’ascesa dei Cybermen (l’ennesima) rappresenta l’avventura contingente, il classico (termine ricorrente, ormai) scontro con storici villain, destinato a concludersi con la stagione stessa, fonte primaria di azione e adrenalina. Il precedente episodio era stato elogiato proprio perché, da filler solo sulla carta, aveva preparato egregiamente il terreno a questa battaglia finale, senza contare che il tutto era stato annunciato già in precedenza. Indubbiamente il fan è attratto molto di più dall’altra storyline orizzontale riguardante The Master, Gallifrey (che appare così, de botto, senza senso) e i tanti misteri accennati qui e lì nel corso degli episodi. Ma questo solo da un punto di vista puramente mitologico. Inserire un finale come quello di questo episodio, oltre ad un efficace senso di sospensione, crea un cambio troppo repentino, dirottando così l’attenzione verso una tematica indubbiamente più succosa.
Guardando il promo del finale, poi, è facile prevedere come non solo l’attenzione dello spettatore sarà dirottata verso questa parte di storia, ma anche la trama in sé. Un po’ come accadde nel finale della nona stagione, quando il ritrovo di Gallifrey divenne solo un pretesto per dedicarsi alla salvezza di Clara. Si può solo attendere la prossima settimana per poter dare un’idea definitiva sull’armonia o la disarmonia del Master che collide con i Cybermen.
Altra caratteristica che fa storcere un po’ il naso allo spettatore è la molteplicità di parentesi narrative aperte. In questo senso appare suggestiva ma poco incisiva quella del poliziotto Brendan, con tanto di autocitazione quando questi cade da una scogliera che tanto ricordava Broadchurch (lavoro dello stesso Chibnall). Perché il padre ed il mentore non fossero invecchiati mentre friggono il cervello ad un Brendan ormai pensionato è un mistero che si spera verrà sciolto nel prossimo episodio.
Ovviamente non ci si può lamentare del livello di adrenalina regalato dall’intero episodio, amplificato dalla separazione tra i protagonisti in due situazioni differenti. La caccia da parte dei Cybermen risulta asfissiante e senza speranza, aiutando così a potenziare l’apporto di personaggi come Yaz o Graham, protagonisti effettivi della loro parte di storia, senza l’ingombrante figura del Dottore.
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Indubbiamente il giudizio di questa 12×09 dipende del tutto da ciò che accadrà domenica prossima. Nel frattempo, in attesa di ciò, non si può negare ad un episodio così adrenalinico la valutazione più frequente nel corso di questa stagione.
The Haunting Of Villa Diodati 12×08 | 3.86 milioni – ND rating |
Ascension Of The Cybermen 12×09 | 3.71 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.
Spero che la spiegazione della questione di Brendan dia soddisfazione, ho letto le teorie più strane e sono cautamente ottimista anche perché avevo iniziato la visione della stagione con tutte le dita incrociate 😅 e finora sono soddisfatta. Concordo che il succo della puntata stia negli ultimi minuti, però mi sta bene.
Sono davvero curiosa, anche di vedere se uno o più companions molleranno il colpo, chissà!