Ormai ne va preso atto: così come nella quotidianità delle persone, il Covid-19 si è insinuato inesorabilmente anche all’interno delle trame delle serie tv. Se questo sia un bene o un male, se l’utilizzo che ne viene fatto è giusto o sbagliato, è un argomento che sicuramente va analizzato a parte (e Recenserie lo ha fatto).
This Is Us aveva iniziato questa quinta stagione dedicando una fetta importante della sua narrazione alla pandemia, risultando sin da subito forse troppo pesante da questo punto di vista. Otto episodi dopo, e infinite pause forzate nel mezzo, la serie di Dan Fogelman continua a riproporre come sottofondo la realtà da Covid ma, questa volta, lo fa utilizzando un escamotage brillante e in perfetto stile This Is Us.
THANK YOU, NASIR AHMED
Nella sua storia, la serie della NBC ha abituato a particolari giri pindarici nel presentare nuovi personaggi più o meno centrali nella trama. A partire dalle introduzioni di Jack e Hailey Damon, mostrati per la prima volta già in versione adulta rispettivamente in “Strangers” e “Strangers: Part Two“, fino a Malik e, solo di recente, Hai. Tutti questi character sono apparsi inizialmente come estranei alla famiglia Pearson, appartenenti a mondi diversi, con un legame che in un primo momento sembrava impossibile da trovare.
Utilizzando questo pattern consolidato e finora sempre ben riuscito, “In The Room” unisce la sua tipica caratterizzazione alla “necessità” di raccontare un mondo in piena pandemia e così, lo “straniero” presentato in questo episodio acquista un valore fortemente emotivo e d’impatto per la realtà che si sta vivendo da un anno a questa parte. La visuale sugli anni ’60/’70 con l’entrata in scena di Nasir Ahmed non serve quindi a presentare l’ennesimo nuovo personaggio, bensì vuole far conoscere al pubblico la figura di un uomo reale che insieme al suo team di ricercatori ha cambiato il mondo: attraverso lo sviluppo della tecnologia Discrete Cosine Transform (DCT), Nasir Ahmed ha reso possibile al giorno d’oggi la condivisione d’immagini, fino ad arrivare alle nostre videochiamate.
E sta tutta qui la bellezza di quest’episodio. Perché il collegamento scelto con il personaggio misterioso, apparentemente così estraneo alla serie, ha invece tutto a che fare con le attuali vicende dei Pearson costretti a presentare i nuovi arrivati in famiglia solo tramite videochiamata. E ha tutto a che fare anche con il resto del mondo, che quest’anno più che mai ha apprezzato l’invenzione della comunicazione digitale a distanza.
THE NEW BIG THREE
Il collegamento speciale fatto da This Is Us con Nasir Ahmed acquista un significato ancora maggiore anche a livello di trama perché ben si sposa con la storia che al momento si sta raccontando sullo schermo.
Considerate le numerose pause e i ritardi che lo show sta subendo in questa stagione, non è sfuggito il fatto che negli ultimi episodi i vari personaggi si ritrovino sulla scena spesso e volentieri divisi in piccole squadre. Non ci sono più gli assembramenti neanche dai Pearson, e questo sembra un metodo utilizzato da parte degli autori per avere sul set meno gente tutta insieme. Divisi ognuno con la propria location e finora la propria storyline, il legame mantenuto vivo attraverso lo schermo di un cellulare ne ha sottolineato maggiormente l’essenzialità e per questo ha reso ancora più d’impatto il collegamento con Ahmed.
A livello di storia invece, “In The Room” aggiunge un pezzo fondamentale alla serie, allargando la famiglia in perfetto stile Pearson. Come sottolineato da Kate infatti, l’arrivo di ben tre bambini, di cui due gemelli e uno adottato, ripercorre in pieno la storia degli originali Big Three, con un rimando al pilot sicuramente d’impatto.
L’episodio comunque risulta ben gestito, amalgamando al meglio tutti gli interventi dei personaggi, divisi ma presenti durante i due parti. Come al solito, ottimo anche l’inserimento dei flashback di Rebecca e Jack, mentre nessuno nutriva dubbi sull’arrivo in tempo di Kevin: seppur con modalità abbastanza tirate, questa volta si può chiudere un occhio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Mantenendo fede alla sua caratterizzazione di serie ad alto impatto emotivo, This Is Us questa volta la combina ancora più grossa: l’unione perfetta tra la sua storyline, la realtà e il legame con la comunicazione ai tempi del Covid, valgono il massimo dei voti.
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.