This Is Us 6×06 – Our Little Island Girl: Part TwoTEMPO DI LETTURA 3 min

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This Is us 6x06 recensioneQuesto sesto appuntamento stagionale si collega direttamente a quanto visto in “Our Little Island Girl: Part One“, tredicesima puntata della terza stagione uscita a inizio 2019, un’era fa. La scelta di dedicare una puntata a Bethany è sicuramente gradita e viene inserita nel classico gioco temporale di This is Us, con la narrazione che si sviluppa su tre diverse linee temporali. Un episodio che però non risulta solamente Beth-centrico, visto che viene dedicato screen time anche ad altri componenti della famiglia allargata Pearson.

BETH & STACEY


Appare evidente come Stacey non sia che altro che l’impersonificazione di Beth da giovane, visto i notevoli punti in comune tra le due e come il successo della giovane nella danza classica sia una questione personale per il personaggio interpretato dalla splendida Susan Kelechi Watson ed è emblematica in tal senso la telefonata con il suo vecchio maestro nella parte finale della puntata.
La decisione della moglie di Randall di scegliere e in seguito aiutare Stacey diventa quindi per Beth un modo per riscattarsi dal suo passato di ballerina incompiuta: un lungo percorso che nel corso della serie, una volta tornata alla sua vecchia passione per la danza, la porterà finalmente a realizzarsi, attraverso la danza classica, personalmente e professionalmente in questo sesto episodio.
Nonostante sia un personaggio secondario e lo screen time dedicatole non sia molto, Beth continua a essere uno dei personaggi migliori di This Is Us grazie a un’ottima caratterizzazione psicologica e una valida interpretazione della Watson, in grado di trasmettere agli spettatori le diverse sfaccettature che contraddistinguono il character.

IMMOBILISMO


Tra le continue pause nella messa in onda degli episodi, come era successo anche per la quinta stagione, e una narrazione bloccata, la sensazione è che si stia tirando a campare visto l’elevato numero delle puntate a disposizione.
Anche in questa puntata, se si va a stringere succede ben poco, se si esclude qualche piccolo passo in avanti nella porzione di trama dedicata a Kevin e ovviamente la realizzazione personale e professionale di Beth.
I flashback proposti sono sempre interessanti e ben collegati alla narrazione ambientata nel presente,  ma anche qui si dovrebbe osare molto di più visto il materiale a disposizione e invece si sceglie di procedere con una avanzamento pachidermico della storia.
La crisi tra Kate e Toby, annunciata come imminente in “Four Fathers” sembra essere rimandata e della carriera politica di Randall praticamente non si è più parlato negli ultimi episodi. Insomma regna l’immobilismo e si fa urgente il  bisogno di andare avanti, visto che per ora i migliori episodi sono stati quelli dedicati al passato come lo splendido “Don’t Let Me Keep You.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il focus narrativo su Beth e il parallelo con la giovane Stacey
  • Flashback sempre interessanti, ma si potrebbe osare di più al riguardo
  • Piccoli, ma proprio piccoli, passi in avanti per Kevin. Meglio di niente
  • Pochi passi in avanti per quanto riguarda la trama orizzontale e relative sottotrame: tra pause nella messa in onda e sviluppi lentissimi, la sensazione è che la serie sia bloccata, tirando a campare verso la parte finale di questa ultima stagione. Un problema non da poco

 

Un episodio che sicuramente non lascerà il segno, per quanto il focus narrativo su Beth sia molto piacevole e interessante per uno dei personaggi migliori dell’intera serie. Il problema rimane la staticità della trama orizzontale e i pochi passi in avanti fatti dalla season premiere per uno show che sembra esserci un po’ bloccato sinceramente. La qualità della serie è innegabile ma la valutazione di questo sesto episodio non può andare oltre la sufficienza, sperando che arrivi in tempi brevi qualche avanzamento di trama degno di nota

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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