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Ozark 4×05 – EllieTEMPO DI LETTURA 5 min

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Ozark-4x05“911, what’s your emergency?”

Dopo aver utilizzato i primi episodi di questa stagione come fattori introduttivi del nuovo compito di Marty e Wendy, Ozark prende leggermente le distanza da questo aspetto narrativo (lasciandolo pur sempre in bella vista all’occorrenza) cercando di focalizzarsi su ciò che è stato al centro della storia fino ad ora: la capacità di ripulire denaro dei Byrde e la loro duttilità criminale, unitamente alle già presenti attività non legali nelle Ozark.
Per evitare problemi con Clare Shaw, Marty si è dovuto rivolgere a Ruth che agendo alle spalle di Darlene cerca di aiutare il suo ex capo a risolvere il problema causato dalle decisioni prese da Omar e Javier. Un’intricata matassa di cause e conseguenze al cui interno, Marty, deve destreggiarsi per evitare problemi ben più grandi.

RUTH E MARTY, UN RAPPORTO IDILLIACO TRA PRESENTE E PASSATO


Ruth, a causa del suo tribolato rapporto con il padre (Cade Langmore), ha fin dall’inizio mostrato un attaccamento sentimentale nei confronti di Marty. Nell’uomo la giovane vede probabilmente una figura paterna mai avuta e in questo avrà sicuramente influito la fiducia sempre dimostrata nei confronti di Ruth da parte del capo famiglia Byrde. Il tutto, unitamente al fatto di vedere Marty come possibilità di fare carriera, cessando di vivere grazie a furtarelli.
Nella prima stagione, inizialmente, Ruth vedeva in Marty un modo per apprendere come riciclare del denaro sporco. Unico scopo per cui lasciava in vita Marty, avendo già informato i cugini che una volta appreso tutto quello di cui aveva bisogno lo avrebbe tolto di scena (“My Dripping Sleep”).
Poi l’ammirazione e l’affetto sono cresciuti tanto da far intervenire Ruth in difesa di Marty, uccidendo Russ e Boyd (“Coffee, Black”).
Nell’atteggiamento canzonatorio che la ragazza tiene nei confronti di Marty c’è sì quello del voler rinfacciare la sua bravura (anche se l’allieva non ha ancora superato il maestro), ma c’è anche il desiderio di rendersi utile e mantenere la parola data, tanto che sarà proprio la ragazza a risolvere la situazione andando dagli acquirenti di Frank Jr. per recuperare l’eroina precedentemente venduta.

L’INVESTIGATORE PRIVATO E LA LINEA POLITICA


Messa da parte (per ora) la problematica principale di Omar Navarro, l’agente Miller viene allo stesso tempo accantonato, sempre il giusto, visto che le due trame lavorano di pari passo.
C’è quindi la necessità di lasciare in Ozark un minimo fattore di agitazione narrativa: Mel Sattem sembrava poter essere quell’agitatore che avrebbe potuto fare da ottimo contraltare all’FBI, ma ad ora continua ad essere una pura e semplice macchietta narrativa che compare qui e là senza la necessaria logica. Di fondo, c’è l’interesse degli sceneggiatori affinché scavi (partendo dalla scomparsa di Helen) fino a venire a conoscenza di tutti gli scheletri all’interno dell’armadio dei Byrde. Tuttavia la figura dell’investigatore privato risulta ad ora poco interessante soprattutto per il ridotto potere di cui è rappresentante. Certo, dovesse riuscire ad entrare in collaborazione con l’FBI o con il nuovo, vero, sceriffo delle Ozark la situazione cambierebbe drasticamente.
Altro elemento che si potrebbe segnalare come momentaneamente poco interessante è l’intero ramo politico in cui Wendy sta cercando nuovi appoggi politici per la Byrdes Foundation: c’è uno spiraglio che tutto possa confluire in qualcosa di decisamente più corposo (il fatto che un senatore possa disporre di un software per contraffare un’elezione potrebbe interessare l’FBI…), ma al momento c’è solo l’apparente intenzione e poco altro.

“THAT SMILE. THAT DAMNED SMILE.”


Il giusto minutaggio lo racimolano anche Wyatt, Charlotte e Jonah ormai vere e proprie pedine attive all’interno della narrazione principale, sancendo la scomparsa della fantomatica narrazione teen che la prima stagione aveva di fatto imposto al pubblico.
Il finale colpisce nuovamente lo spettatore con un confronto tra madri decisamente duro: Wendy informa Darlene del tentativo di Ruth di fare compravendite di eroina alle sue spalle; Darlene, al contempo, informa Wendy che Jonah li ha “traditi” nuovamente dando informazioni sulla morte e sull’occultamento del cadavere dello sceriffo.
Ma è il cuore di Darlene ad uscirne mal ridotto da questo scontro: la donna si accascia stringendosi le mani al petto chiedendo a Wendy di chiamare i soccorsi. La donna, in tutta risposta, sembra intenzionata a farlo ma poi esita, riflette e si siede accanto all’ex partner in crime sorridendo beffardamente. La chiusura, con la voce del 911 mentre scorrono i titoli di coda, fa presagire che i soccorsi siano stati chiamati, ma un avvenimento di questo tipo (indipendentemente dalla sua conclusione) avrà delle ripercussioni impronosticabili considerata l’instabilità di ogni rapporto (lavorativo e non) raccontato all’interno di Ozark. E questa imprevedibilità è un pregio narrativo degno di nota.

“And for the record, your brother is not missing, okay? He’s dead. And it might make you feel better to pretend otherwise, but this is one problem that, it won’t…You know…It’s not just gonna walk away, Wendy.”

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Laura Linney
  • Il confronto tra Wendy e Darlene
  • Ruth in aiuto di Marty… e più di una volta
  • L’intricato susseguirsi di conseguenze dovute a piccole/grandi prese di posizione
  • Charlotte e Jonah, altro confronto come adulti: dei bambini costretti a crescere troppo in fretta dopo la possibilità di fuga archiviata nella prima stagione (“The Toll”)
  • L’infarto di Darlene potrebbe avere devastanti conseguenze per tutti, soprattutto perché il suo è un personaggio totalmente imprevedibile
  • Il senatore e l’intera sottotrama politica
  • Mel Sattem

 

Un altro episodio dall’alto coefficiente narrativo, peccato per alcune sottotrame che al momento rimangono tagliate fuori dallo storia principale. Ma c’è ancora tempo e spazio per riuscire a far convergere il tutto e far precipitare la situazione. Sarà in quel momento che Marty Byrde dovrà veramente sfoderare tutta la sua bravura di mediatore e di consulente finanziario. E, perché no, di criminale.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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